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Piano di pace in Ucraina: un’opportunità vantaggiosa per tutti

Piano di pace in Ucraina: un'opportunità vantaggiosa per tutti

Piano di pace in Ucraina: un'opportunità vantaggiosa per tutti

Washington, 21 novembre 2025 – Il piano di Donald Trump per la pace in Ucraina ha ricevuto un giudizio positivo dalla Casa Bianca, definito “buono per entrambe le parti”. La dichiarazione è arrivata ieri sera, durante un briefing con i giornalisti, ed è stata affidata a Karoline Leavitt, portavoce dell’amministrazione americana. A poche settimane dall’avvio della campagna elettorale negli Stati Uniti, questa presa di posizione riaccende il dibattito sul ruolo di Washington nel conflitto tra Russia e Ucraina.

Piano Trump, i dettagli ancora top secret

Per ora, i particolari del piano di pace presentato da Trump restano coperti dal riserbo. Interrogata dai cronisti nella sala stampa della West Wing, la portavoce Leavitt ha spiegato che “le proposte sono state condivise con i partner internazionali e valutate con attenzione”. Ma nessun documento ufficiale è stato ancora diffuso. Fonti vicine all’ex presidente parlano di una serie di negoziati diretti tra Mosca e Kiev, con Washington che farebbe da mediatore e organismi multilaterali a fare da supervisori. “È una soluzione che considera le esigenze di sicurezza di entrambe le parti”, ha aggiunto Leavitt, senza però entrare nei dettagli.

A Washington e in Europa scatta il dibattito

La dichiarazione della Casa Bianca non è passata inosservata. Nel pomeriggio, diversi membri del Congresso hanno chiesto maggiori chiarimenti sulla reale portata del piano. Il senatore repubblicano Lindsey Graham ha detto: “Ogni proposta che porti a un cessate il fuoco va presa sul serio, ma serve trasparenza”. Più cauta la speaker democratica Hakeem Jeffries, che ha invitato l’amministrazione a non cedere su “principi fondamentali come la sovranità ucraina”. Anche a Bruxelles si discute del tema: fonti diplomatiche europee riferiscono che la Commissione attende di conoscere i dettagli prima di esprimersi.

Ucraina, la guerra entra nel terzo inverno

La guerra in Ucraina si avvicina al terzo inverno di combattimenti senza sosta. Sui fronti orientali, i colpi di artiglieria non si fermano mai. Secondo l’ultimo rapporto dell’ONU, dall’inizio del conflitto, nel febbraio 2022, sono oltre 10.000 i civili morti. Le città di Kharkiv, Dnipro e Zaporizhzhia continuano a subire attacchi quasi ogni giorno. In questo clima, ogni proposta di negoziato viene accolta con interesse ma anche con una buona dose di scetticismo.

Trump e la politica estera, una linea controversa

L’ex presidente Donald Trump, candidato repubblicano alle prossime elezioni, ha spesso criticato come l’amministrazione attuale sta gestendo la crisi ucraina. Durante un comizio a Des Moines, Iowa, ha ribadito: “Con me alla Casa Bianca, questa guerra sarebbe già finita”. Una posizione che divide l’opinione pubblica americana. Secondo un sondaggio del Pew Research Center pubblicato la scorsa settimana, il 48% degli intervistati vorrebbe che gli Stati Uniti spingessero per una soluzione diplomatica, mentre il 39% è a favore di continuare a fornire aiuti militari a Kiev.

Le reazioni da Kiev e Mosca

A Kiev, il portavoce del presidente Zelensky, Serhiy Nykyforov, ha risposto con cautela: “Ogni proposta va valutata nei fatti. La priorità resta difendere l’integrità territoriale dell’Ucraina”. Da Mosca, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha dichiarato che “la Russia è pronta a dialogare se ci saranno garanzie concrete sulla sicurezza”. Nessuna apertura ufficiale, ma nemmeno un rifiuto netto.

Cosa succederà adesso

Nei prossimi giorni sono previsti nuovi incontri tra diplomatici americani ed europei per discutere l’evoluzione del dossier ucraino. La Casa Bianca non ha escluso altre comunicazioni ufficiali sul tema. Intanto, a Washington e nelle capitali europee cresce l’attesa per capire se il piano Trump potrà davvero cambiare le carte in tavola o resterà solo un annuncio elettorale. “Serve pragmatismo”, ha confidato un funzionario del Dipartimento di Stato. Ma, in questa partita diplomatica, le certezze sono ancora poche.