Home » Rifiuti: il Conai raggiunge un volume d’affari da record di 3,8 miliardi

Rifiuti: il Conai raggiunge un volume d’affari da record di 3,8 miliardi

Rifiuti: il Conai raggiunge un volume d'affari da record di 3,8 miliardi

Rifiuti: il Conai raggiunge un volume d'affari da record di 3,8 miliardi

Milano, 21 novembre 2025 – Questa mattina, nella sede di Borsa Italiana a Milano, il Consorzio Nazionale Imballaggi (Conai) ha presentato il nuovo Rapporto integrato di sostenibilità 2025. Un documento che racconta, con numeri e voci dirette, il contributo concreto del sistema Conai all’economia circolare italiana nel 2024. Il riciclo degli imballaggi ha prodotto 3,8 miliardi di euro di valore economico, sostenuto più di 24mila posti di lavoro e ha portato circa 2 miliardi di euro al Pil nazionale.

Il riciclo che fa girare l’economia e salva l’ambiente

Il Rapporto integrato 2025 mostra come Conai abbia trasformato la sostenibilità in qualcosa di tangibile. “Non ci limitiamo a raccogliere e trattare i materiali dopo l’uso – ha spiegato Ignazio Capuano, presidente Conai – ma creiamo filiere, lavoriamo e riduciamo la dipendenza dalle risorse naturali. Ogni euro di Contributo Ambientale si moltiplica nel Paese”. I numeri parlano chiaro: solo nel 2024, il sistema ha fatto risparmiare 12,2 milioni di tonnellate di materie prime vergini – un peso pari a più di 830 Torri di Pisa – e ha evitato il consumo di 55 TWh di energia primaria, l’equivalente dell’energia usata da metà delle famiglie italiane. Sul fronte emissioni, la riduzione stimata è di 11,4 milioni di tonnellate di CO2eq, pari a circa 9mila voli intorno al mondo.

Innovazione e competitività: la sfida da vincere

Dal rapporto emerge come sostenibilità, innovazione e competitività siano ormai legate a doppio filo. Le aziende che rientrano negli schemi Epr (Extended Producer Responsibility) dimostrano che alti tassi di riciclo e modelli di collaborazione portano nel tempo a più efficienza e maggiore fiducia degli investitori. “Ogni dato del Rapporto racconta un lavoro di squadra – ha sottolineato Simona Fontana, direttore generale Conai – fatto di imprese, comunità e territori. La qualità delle filiere e l’innovazione tecnologica sono le basi che ci permettono di ottenere risultati concreti e rafforzare la competitività del Paese”. Fontana ha anche ricordato il ruolo formativo del Consorzio: progetti come Green Jobs e Fenice Conai coinvolgono scuole, università e giovani giornalisti per diffondere la cultura della sostenibilità.

Regole chiare per guardare avanti

In un momento segnato da cambiamenti tecnologici e tensioni geopolitiche, Conai ha spinto per un confronto aperto tra istituzioni, aziende e operatori finanziari per definire le priorità. Tra queste, la richiesta di regole chiare e orientate ai risultati. “La stabilità normativa è la chiave per attrarre investimenti”, si legge nel Rapporto. Un concetto ribadito anche dal viceministro dell’Ambiente, Vannia Gava, che ha definito il riciclo “una vera politica industriale”. Gava ha citato l’avvio dell’Energy Release, un progetto che garantirà energia rinnovabile a prezzo stabile alle imprese più energivore, e ha ricordato l’impegno italiano nel Circular Economy Act europeo.

PMI e territori: un ruolo da protagonista

Un altro punto chiave riguarda il sostegno all’innovazione e la collaborazione tra pubblico e privato. Le piccole e medie imprese, spesso messe in difficoltà dall’accesso ai finanziamenti per la transizione ecologica, sono al centro dell’attenzione. Inoltre, il rafforzamento delle amministrazioni locali è fondamentale per far funzionare davvero le politiche sul territorio. “La formazione è il vero motore della competitività”, ha aggiunto Fontana.

Italia avanti in Europa, ma serve più innovazione

Secondo Lara Ponti, vicepresidente di Confindustria per la transizione ambientale, “l’Italia resta tra i leader europei nella gestione dei rifiuti, con risultati sopra la media Ue”. Il settore coinvolge oltre 600mila lavoratori e il valore aggiunto cresce da cinque anni a questa parte. Tuttavia, Ponti ha ammesso che “il numero di brevetti legati al riciclo è ancora inferiore rispetto a Germania, Francia e Spagna”. Da qui l’appello a politiche mirate e investimenti per sostenere un modello di sviluppo che guardi al futuro.

Un modello italiano che fa scuola in Europa

Il sistema italiano del riciclo è riconosciuto come un esempio in Europa. Il governo – ha assicurato Gava – continuerà a sostenere il settore, eliminando ostacoli normativi e creando condizioni favorevoli alla crescita. Il messaggio che arriva da Milano è chiaro: la sostenibilità non è solo una scelta etica, ma una leva concreta per la competitività industriale del Paese. E per arrivare a un’economia circolare davvero integrata serve fare squadra tra imprese, istituzioni e cittadini.