Transizione 5.0: oltre 4 miliardi di euro in prenotazioni, un traguardo storico!
Transizione 5.0: oltre 4 miliardi di euro in prenotazioni, un traguardo storico!
Roma, 21 novembre 2025 – La Transizione 5.0 ha superato ogni aspettativa, toccando quota 4 miliardi di euro in prenotazioni. A dirlo oggi è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante un collegamento video con il Forum della Distribuzione Moderna. Se si sommano i dati della precedente Transizione 4.0, il totale arriva a 6,3 miliardi di euro. E secondo il ministero, la cifra crescerà ancora fino al 27 novembre, termine ultimo per le prenotazioni.
Transizione 5.0, numeri che sorprendono
Urso non ha nascosto la sua sorpresa: “Nonostante tutte le previsioni, il ‘brutto anatroccolo’ ha superato i 4 miliardi in prenotazioni”. Un risultato che il governo vede come una vera svolta per rinnovare il tessuto produttivo italiano. Il programma, partito qualche mese fa, punta a spingere sulla digitalizzazione e la sostenibilità, mettendo al centro soprattutto le piccole e medie imprese.
I dati diffusi dal ministero parlano chiaro: la risposta delle aziende è stata più forte del previsto. “Due misure molto apprezzate e usate soprattutto dalle PMI, che hanno presentato tanti progetti”, ha spiegato Urso. Le richieste arrivano da tutta Italia, con una maggiore concentrazione al Nord, ma anche segnali positivi dal Centro e dal Sud.
Perché le PMI hanno scelto la Transizione 5.0
Dietro questi numeri c’è un interesse crescente delle PMI italiane per la tecnologia e la sostenibilità. Gli incentivi, che offrono crediti d’imposta per investimenti in macchinari, software e formazione, si sono rivelati molto attrattivi. “Le imprese hanno colto l’occasione per rinnovare i processi produttivi e diventare più competitive”, spiega un funzionario del ministero sentito da alanews.it.
Molte aziende hanno fatto domanda per nuovi impianti automatizzati, sistemi di gestione digitale e soluzioni per risparmiare energia. In alcuni casi, come riferiscono associazioni come Confartigianato e Confindustria, le richieste hanno superato i fondi disponibili. “È stata una vera corsa contro il tempo”, racconta il presidente di una PMI lombarda che lavora nella componentistica industriale.
Cosa ci aspetta dopo il 27 novembre
Le prenotazioni si chiudono il 27 novembre, data in cui si potrà fare un bilancio definitivo delle risorse impegnate. Intanto, il governo sta pensando a possibili rifinanziamenti o aggiustamenti delle misure, a seconda di come andranno le richieste. “Siamo pronti a intervenire se serve”, ha detto Urso.
Gli esperti sottolineano che il successo della Transizione 5.0 è anche frutto di una burocrazia semplificata rispetto al passato. “Abbiamo cercato di rendere tutto più facile da capire e da usare”, dice un dirigente del MIMIT. Resta però qualche problema, come i tempi di erogazione dei crediti e la necessità di supportare le imprese più piccole nella fase di rendicontazione.
L’impatto sulla produzione italiana
Secondo le prime analisi, la Transizione 5.0 avrà un peso soprattutto nel manifatturiero e nell’agroalimentare. “Stiamo vedendo un’accelerazione negli investimenti in tecnologie digitali e green”, spiega un analista di Nomisma. Le aziende che hanno aderito puntano a ridurre i consumi energetici e a lavorare meglio.
Non mancano però alcune critiche: alcune associazioni temono che le microimprese restino fuori da questi vantaggi, a causa della complessità dei progetti richiesti. Il ministero assicura che valuterà nuove misure per aiutarle.
L’attesa degli imprenditori alla vigilia della chiusura
Con la scadenza alle porte, gli imprenditori restano in attesa. “Abbiamo inviato la domanda il primo giorno possibile”, dice il titolare di una piccola azienda veneta. “Ora speriamo che tutto vada veloce”. Il ministero promette trasparenza e un monitoraggio costante sull’andamento delle richieste.
Il bilancio finale arriverà solo dopo il 27 novembre, ma la Transizione 5.0 si conferma già come uno degli strumenti più richiesti dalle imprese italiane negli ultimi anni. Un segnale chiaro di fiducia nell’innovazione e nella ripresa del sistema produttivo nazionale.
