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Lagarde: ridurre il debito per stimolare la crescita nell’area euro

Lagarde: ridurre il debito per stimolare la crescita nell'area euro

Lagarde: ridurre il debito per stimolare la crescita nell'area euro

Vienna, 22 novembre 2025 – Il debito pubblico nell’area euro resta a livelli molto alti. Ridurlo è una priorità, ma i governi devono trovare il modo di conciliare il rigore con gli investimenti che servono a far ripartire l’economia. Questo il cuore del messaggio di Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, che oggi ha parlato alla Trilateral Commission di Vienna. Un intervento che arriva in un momento complesso, con l’Europa alle prese con segnali di rallentamento e nuove regole fiscali appena entrate in vigore.

Debito pubblico e regole UE: l’investimento resta il vero nodo

Nel suo discorso, Lagarde ha detto chiaro e tondo che “il problema non è tanto che i governi non rispettino le regole fiscali”. La vera sfida, secondo la presidente della BCE, è come viene speso il denaro pubblico. Serve puntare sulle priorità strategiche, ha spiegato. Le nuove regole europee, infatti, permettono agli Stati di allungare fino a sette anni il periodo per sistemare i conti, a patto che investano in opere pubbliche e riforme che possano far crescere la produttività nel lungo termine.

Eppure, solo sette su venti Paesi dell’area euro hanno deciso di seguire questa strada. Un dato che, secondo Lagarde, rischia di portare a una “stagnazione fiscale”: cioè un consolidamento che finisce per frenare la crescita invece di sostenerla. “Si crea così un circolo vizioso, con la necessità di fare ancora più tagli”, ha spiegato la numero uno della BCE.

Stagnazione fiscale: un rischio concreto

Il concetto di stagnazione fiscale non è nuovo nei dibattiti europei, ma oggi è più attuale che mai. La preoccupazione è che la pressione per abbassare il debito spinga i governi a tagliare la spesa senza criterio, colpendo proprio quegli investimenti chiave – infrastrutture, ricerca, transizione ecologica – che potrebbero dare slancio all’economia. Così, il consolidamento dei conti diventa un fine a sé stesso.

“Non basta rispettare i numeri”, ha confidato un funzionario europeo presente all’incontro. “Serve una strategia che metta insieme rigore e sviluppo”. La Commissione europea ha più volte invitato i Paesi a usare le nuove flessibilità previste, ma in molti Stati le resistenze politiche restano forti.

Italia sotto i riflettori

Tra i Paesi più a rischio c’è l’Italia, con un rapporto debito/PIL che supera il 140%. Il governo Meloni, secondo fonti del Ministero dell’Economia, sta ancora valutando se scegliere il percorso di aggiustamento a sette anni previsto dalle nuove regole UE. La decisione non è semplice: da un lato c’è l’urgenza di rassicurare i mercati e Bruxelles sulla tenuta dei conti; dall’altro, la pressione interna per non tagliare investimenti fondamentali, soprattutto su digitale e transizione energetica.

“Stiamo lavorando per trovare un equilibrio”, ha detto nei giorni scorsi il ministro Giancarlo Giorgetti. “La priorità resta la crescita, ma senza mettere a rischio la solidità dei conti”. Una posizione che riflette le difficoltà di altri Paesi europei, dalla Francia alla Spagna.

Mercati e prospettive: tra cautela e speranza

Il discorso di Lagarde ha attirato l’attenzione degli operatori finanziari. A Francoforte, l’indice EuroStoxx 50 ha chiuso in leggero rialzo (+0,3%), segno che i mercati guardano con favore a un maggior focus sugli investimenti produttivi. Però, permangono forti incertezze legate al quadro geopolitico e alle prospettive globali di crescita.

Gli analisti di Barclays avvertono: “La vera sfida per l’Europa è evitare che la disciplina fiscale diventi austerità cieca”. Solo così, sottolineano, si potrà rilanciare la competitività senza mettere a rischio la stabilità finanziaria.

In sintesi, il monito lanciato oggi da Vienna peserà sulle scelte di politica economica in Europa. Ridurre il debito pubblico è necessario, ma – come ha ricordato Lagarde – non si può fare rinunciando al futuro della crescita.