Il modello italiano del riciclo: un faro di innovazione in Europa secondo Moratti
Il modello italiano del riciclo: un faro di innovazione in Europa secondo Moratti
Milano, 23 novembre 2025 – Il modello italiano del riciclo resta un esempio per tutta Europa. A ribadirlo ieri è stata Letizia Moratti, europarlamentare e membro della Commissione Itre, durante l’evento organizzato da Conai insieme al Corriere della Sera, nella storica cornice della Borsa di Milano. “Il nostro Paese è un modello da seguire”, ha detto Moratti davanti a una platea fatta di operatori del settore, amministratori pubblici e rappresentanti delle istituzioni. Il tema dell’incontro – “Il futuro della sostenibilità tra sfide emergenti e transizione competitiva” – ha acceso un confronto intenso sulle strategie per affrontare la transizione ecologica.
Riciclo, l’Italia va oltre gli obiettivi europei
Durante il suo intervento, Moratti ha messo in evidenza che l’Italia ha già superato i target europei previsti per il 2025, arrivando nel 2024 a un tasso di riciclo del 76,7%. Un risultato di cui, ha sottolineato, “l’Europa e gli altri Paesi devono tenere conto”. I dati più recenti di Conai fotografano un Paese dove la raccolta differenziata e il recupero dei materiali sono ormai parte della vita quotidiana in tante città. Milano, per esempio, ha superato il 62% già nel 2023, mentre regioni come il Veneto hanno raggiunto picchi dell’80%.
Regole più semplici per accelerare la svolta
Moratti ha poi insistito sull’urgenza di snellire le norme europee sul riciclo. “Le regole devono puntare ai risultati concreti – ha spiegato – e spingere l’innovazione, sia nei processi che nei prodotti, favorendo così gli investimenti”. Parole che vanno dritte al cuore di un problema noto: le autorizzazioni spesso richiedono tempi lunghi e procedure complicate, frenando l’apertura di nuovi impianti o l’adozione di tecnologie più all’avanguardia. “Le autorizzazioni ambientali devono essere più veloci”, ha sottolineato, richiamando l’attenzione su un tema che molti addetti ai lavori considerano fondamentale per restare competitivi.
Rifiuti, serve una linea unica in Europa
Un altro punto caldo è stato quello di superare il vecchio concetto di rifiuto. In Europa, infatti, la definizione cambia da Paese a Paese: ciò che in Italia si considera materia prima seconda, altrove può essere trattato come semplice scarto. “Occorre un’armonizzazione che eviti queste differenze tra Stati membri”, ha detto Moratti. Secondo Conai, questa confusione normativa pesa sulle imprese con costi extra e frena la nascita di un vero mercato unico per i materiali riciclati.
Innovazione e investimenti, la chiave per il futuro
Durante l’incontro, diversi interventi hanno sottolineato come l’innovazione tecnologica sia il motore per mantenere alto il riciclo e ridurre l’impatto sull’ambiente. “Solo puntando su nuovi impianti e processi digitalizzati possiamo restare competitivi”, ha spiegato Giorgio Quagliuolo, presidente Conai. Il consorzio stima che nel 2024 siano stati investiti più di 400 milioni di euro per aggiornare gli impianti e sviluppare nuove filiere. Numeri che dimostrano la voglia delle aziende italiane di giocare un ruolo da protagoniste nella transizione verde.
Le sfide restano: costi e cultura del riciclo
Nonostante i progressi, però, restano alcune difficoltà. I costi della raccolta differenziata pesano ancora sui bilanci dei Comuni, soprattutto quelli più piccoli. E la consapevolezza dei cittadini sulla corretta separazione dei rifiuti non è uguale in tutto il Paese. “Serve ancora molta formazione – ha ammesso Quagliuolo – soprattutto nelle zone dove la raccolta stenta a decollare”. I dati Ispra mostrano che nel Sud la raccolta differenziata si ferma al 54%, con grandi differenze tra province e città.
Il modello italiano, laboratorio per l’Europa
Moratti ha chiuso ricordando che il modello italiano del riciclo può diventare un esempio per tutta l’Europa. “L’Italia dimostra che si può unire sostenibilità ambientale e competitività industriale”, ha concluso. La sfida ora è portare queste buone pratiche anche negli altri Paesi, puntando su regole più semplici, innovazione e investimenti mirati. Solo così – è il messaggio emerso dalla Borsa di Milano – l’Europa potrà davvero guidare la transizione verso un’economia circolare efficiente e inclusiva.
