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Netanyahu: il lato oscuro di Tabatabai svelato

Netanyahu: il lato oscuro di Tabatabai svelato

Netanyahu: il lato oscuro di Tabatabai svelato

Beirut, 23 novembre 2025 – Ali Tabatabai, uno dei leader delle milizie sciite in Libano, è stato ucciso ieri sera in un raid aereo israeliano nel cuore di Beirut. L’attacco, avvenuto poco dopo le 21 nel quartiere di Dahiyeh, ha colpito un palazzo residenziale dove, secondo fonti militari, Tabatabai si trovava insieme ad altri comandanti di Hezbollah. La notizia è stata confermata sia da fonti locali sia dal portavoce delle IDF (Forze di Difesa Israeliane), che ha definito l’azione “mirata contro una minaccia diretta”.

Netanyahu: “Non lasceremo Hezbollah rialzare la testa”

Poche ore dopo il raid, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha parlato in un video diffuso dai media. “Ali Tabatabai era un assassino con le mani sporche del sangue di israeliani e americani”, ha detto il premier, sottolineando il ruolo chiave del comandante nella riorganizzazione recente di Hezbollah. “Negli ultimi mesi ha guidato gli sforzi della milizia per riarmarsi, dopo i colpi subiti”.

Netanyahu ha ribadito la linea dura del governo: “La mia politica è chiara: sotto la mia guida, Israele non permetterà a Hezbollah di ricostruire le proprie forze o diventare una minaccia”. E ha lanciato un messaggio a Beirut: “Mi aspetto che il governo libanese disarmi Hezbollah”.

Tensione alle stelle lungo il confine

L’uccisione di Tabatabai arriva in un clima già teso tra Israele e Libano. Negli ultimi mesi, secondo l’Onu, ci sono stati oltre 40 episodi di scontri a fuoco tra le due parti. Solo la scorsa settimana, un razzo lanciato dal sud del Libano ha colpito la zona di Metula, senza feriti, ma scatenando preoccupazione tra gli abitanti israeliani.

A Beirut, la notizia del raid ha fatto il giro in fretta. Nel quartiere di Dahiyeh, storica roccaforte di Hezbollah, decine di persone si sono radunate davanti al palazzo colpito. Testimoni parlano di un “boato improvviso” seguito dal suono delle ambulanze. “Abbiamo visto fumo e detriti ovunque”, racconta un residente che ha preferito restare anonimo.

Hezbollah: “Risponderemo con forza”

La reazione di Hezbollah non si è fatta attendere. In una nota diffusa nella notte, il portavoce del movimento ha definito l’attacco “una grave violazione della sovranità libanese” e ha promesso ritorsioni. “Non lasceremo impunita la morte del nostro comandante”, si legge nel comunicato. Fonti vicine al gruppo parlano di “riunioni d’urgenza” tra i vertici militari.

Per molti analisti locali, la perdita di Tabatabai è un duro colpo per la struttura operativa di Hezbollah. Negli ultimi anni, il comandante coordinava le attività lungo la linea blu – la zona di confine tra Libano e Israele – e rafforzava i legami con altre forze sciite nella regione.

Il mondo osserva, paura di una nuova escalation

La comunità internazionale segue con attenzione gli sviluppi. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha invitato entrambe le parti alla calma. “Bisogna evitare una nuova escalation che rischierebbe di mettere in pericolo tutta l’area”, ha detto da New York.

Anche a Washington si guarda con preoccupazione all’aumento delle tensioni. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha ricordato che “gli Stati Uniti sostengono il diritto di Israele a difendersi”, ma hanno chiesto al governo libanese di “non permettere che il proprio territorio venga usato come base per attacchi contro i paesi vicini”.

Quale futuro per Libano e Israele?

Ora resta da vedere come reagirà Hezbollah e che effetto avrà la morte di Tabatabai sugli equilibri interni al Libano. Fonti diplomatiche europee dicono che nelle prossime ore potrebbero aumentare i contatti tra Parigi, Roma e Beirut per cercare una mediazione.

A Gerusalemme, intanto, l’atmosfera è tesa. “Siamo pronti a ogni scenario”, ha detto un ufficiale delle IDF ai cronisti davanti al quartier generale militare. Ma tra gli abitanti delle città del nord cresce la paura di nuovi attacchi. Solo il tempo dirà se questo episodio segnerà una svolta o un ulteriore passo verso un conflitto più duro.