Petrolio in ribasso: WTI scende a 58,49 dollari, -0,59% all’apertura
Petrolio in ribasso: WTI scende a 58,49 dollari, -0,59% all'apertura
Milano, 25 novembre 2025 – La giornata si apre con un nuovo calo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali. Il WTI scende a 58,49 dollari al barile, giù dello 0,59%, mentre il Brent si ferma a 62,99 dollari, in ribasso dello 0,63%. Dietro questo movimento, gli operatori vedono le incertezze legate alla domanda globale e alle tensioni geopolitiche che continuano a tenere banco nel settore energetico.
Prezzi in calo, mercati prudenti
La mattinata si è aperta con scambi contenuti sulle principali piazze finanziarie, da Piazza Affari a Londra e New York. Gli esperti di Goldman Sachs parlano chiaro: “Il mercato del petrolio resta sotto pressione per le preoccupazioni legate alla crescita economica mondiale e al rischio di nuove restrizioni commerciali”. Un operatore della City, contattato alle 9.30, conferma: “C’è molta cautela, tutti aspettano segnali più precisi da Cina e Stati Uniti”.
Geopolitica e domanda frenano il petrolio
A pesare sul prezzo è un mix di fattori. La domanda di greggio in Asia resta debole, con la Cina – primo importatore mondiale – che riduce gli acquisti per il secondo mese di fila. Sul fronte geopolitico, le tensioni in Medio Oriente, soprattutto tra Iran e Arabia Saudita, non hanno ancora inciso sulle forniture. Ma l’incertezza tiene banco tra gli investitori. “Il rischio geopolitico è sempre dietro l’angolo”, sottolinea un analista di JP Morgan. Intanto, però, le forniture di petrolio scorrono senza interruzioni significative.
Effetti sui consumatori e sull’economia
Il calo del prezzo si fa sentire anche nelle economie europee. In Italia, secondo l’Unione Petrolifera, la benzina alla pompa è scesa a 1,79 euro al litro nelle ultime 24 ore. Un automobilista milanese, fermato a una stazione di servizio in viale Certosa, racconta: “Il pieno mi costa qualche euro in meno rispetto a due settimane fa”. Ma le associazioni dei consumatori mettono in guardia: “I ribassi internazionali non sempre si traducono subito in risparmi per le famiglie”, avverte Massimiliano Dona dell’Unione Nazionale Consumatori.
Cosa aspettarsi nelle prossime settimane
Le previsioni degli esperti sono divise. L’Agenzia Internazionale dell’Energia prevede una produzione OPEC stabile fino a fine anno. Ma il vertice dell’OPEC+ a Vienna, fissato per il 3 dicembre, potrebbe cambiare le carte in tavola. “Se decidessero di tagliare la produzione, i prezzi potrebbero risalire”, spiega un trader di Singapore. Al contrario, un aumento delle scorte negli Stati Uniti potrebbe spingere il mercato ancora più verso il basso.
Il punto di vista delle imprese italiane
Nel nostro Paese, le industrie energivore – come chimica e siderurgia – vedono con attenzione il calo del petrolio. Potrebbero risparmiare sui costi delle materie prime. Ma la volatilità spaventa. “Non possiamo fare previsioni troppo ottimistiche”, ammette un dirigente di Eni durante una call con gli investitori alle 10.15. “Il mercato resta troppo instabile”.
Petrolio in bilico: cosa ci aspetta
Insomma, il petrolio apre la giornata debole, tra dubbi sulla domanda globale e tensioni geopolitiche ancora vive. Tutti gli occhi sono puntati sulle mosse dell’OPEC e sui dati economici che arriveranno da Stati Uniti e Cina. Solo allora si potrà capire se il ribasso continuerà o se arriverà una svolta. Nel frattempo, automobilisti e imprese osservano con attenzione ogni variazione, sia alla pompa sia sui mercati internazionali.
